Onere sproporzionato: si o no?

jacopo deyla
6 min readFeb 6, 2024

Quando si compila una dichiarazione di accessibilità spesso verrebbe da usare l’onere sproporzionato per giustificare le inaccessibilità, ma il mio consiglio è di non farlo: meglio dichiarare la parziale conformità e scegliere un’alternativa.

Parziale conformità: insensata ma possibile

L’ho scritto più volte e lo ripeto: la legge nei suoi documenti di applicazione (le linee guida) è in contrasto con la definizione stessa di legge. Inoltre la conformità che chiede (100% requisiti soddisfatti sul 100% delle pagine) non ha senso perchè spesso irrealizzabile. Va invece adottato un approccio consapevole, in linea coi principi della legge, mettendo le persone al centro.

La legge 4/2004 è in contrasto con la definizione di legge perchè rispettare una legge significa rispondere a quanto chiede, ma nel nostro caso prevede la palese violazione. Per definizione è accessibile solo ciò che lo è nei contenuti oltre ad altre amenità nell’attuale versione del testo, e le linee guida che ne han seguito la pubblicazione, indicano la conformità alla EN 301 549 il modo di misurare tecnicamente l’accessibilità di una pagina (e quindi di un sito o un app).

Le linee guida dicono che un sito/… è conforme se lo sono tutte le sue pagine, altrimenti, ovvero sempre, si è qualcos’altro.

Si può indicare nell’apposito documento di Dichiarazione la conformità, ma soprattutto la parziale o la non conformità. Ovvero ci si può auto-dichiarare non accessibili. Una sorta di autodenuncia, che però nelle linee guida non viene identificata come un motivo di ispezione o sanzione immediata, anche se è probabile che si partirà da lì. Questa autodenuncia può essere seguita da un elenco delle pagine e degli elementi che non rispettano la legge, e si hanno

Tre alternative

Cominciamo dal fondo

c) il contenuto non rientra nell’ambito della legislazione applicabile

Ovvero scrivi cosa non è accessibile ma per ciascun contenuto indichi l’alternativa. Ad esempio cose del tipo “nella pagina xyz.htm la mappa interattiva con l’indirizzo della sede non è accessibile, ma l’indirizzo è in fondo ad ogni pagina” sono quelle alternative che permettono a chi non riesce a fare una cosa o trovare un’informazione di reperire facilmente i contenuti alternativi accessibili. Il fatto che in pratica sia un sistema inutile o inutilizzabile per la ricerca di alternative potrebbe essere argomento di altri articoli.

b) Onere sproporzionato [una tentazione a cui resistere]

L’onere sproporzionato ha una definizione che non trova pari nelle linee guida AGID. E’ la definizione più tecnica, nel senso più squisitamente legislativo che vi si trova. L’onere sproporzionato fa riferimento a dimensioni come lo sforzo organizzativo o quello economico che in un qualche modo potrebbero impedire la correzione. Ma è una tentazione a cui si deve resistere, per 3 motivi:

  1. perchè se lo chiedi ad AGID, te lo sconsigliano loro stessi, come hanno fatto in parecchie occasioni sicuramente “private” ma forse anche pubbliche;
  2. perchè se lo fai poi devi andare a discutere la tua posizione davanti a un giudice, in quanto ti avvali di una definizione per avvocati e non di una per tecnici informatici;
  3. perchè se la usi devi valutare bene come lo fai, e bada bene che non puoi considerare il sito o l’applicazione un unicum.

Facciamo un esempio del perchè no

In sostanza mettiamo che hai un sito che ha una pagina con un solo requisito violato, diciamo che non si riesce a premere con la tastiera il bottone “Registrati”. Sei parzialmente conforme quindi e lo devi dichiarare. L’ufficio legale preme per giustificare in qualche modo questa non conformità, è logico, è così che si fa di solito, bramano per l’attenuante e spingono per l’onere sproporzionato, perchè l’autodenuncia senza giustificazioni sembra pericolosa. Ma c’è un problema, e il problema sono i casi in cui puoi usare l’onere:

  1. onere organizzativo eccessivo;
  2. onere finanziario eccessivo;
  3. rischio di pregiudicare la capacità dei soggetti erogatori di adempiere allo scopo prefissato;
  4. rischio di pregiudicare la capacità dei soggetti erogatori di pubblicare le informazioni necessarie o pertinenti per i propri compiti e servizi.

E purtroppo se vai in causa, nessun giudice ti darebbe ragione, perchè stiamo parlando di un bottone, che comunque sia stato fatto, con le magiche parole role=”button” diventa conforme. Una correzione da 30 secondi, di costo irrisorio che non pregiudica proprio nulla.

Ovviamente esistono casi tecnicamente più complessi e che forse rientrano in sforzi organizzativi eccessivi, perchè potrebbe significare dover rifare da capo intere parti del sito o dell’applicazione, ma ogni intero non correggibile, può essere diviso in enne parti, ciascuna di una complessità minore, di costi minori e probabilmente in larga parte sistemabili.

Se hai dei dubbi, considera l’ultima alternativa che hai.

a) inosservanza della legge 9 gennaio 2004, n. 4.

Nella dichiarazione si possono indicare i contenuti inaccessibili, e non è richiesto altro.

Difficile scegliere?!

Se lo è ancora, probabilmente non ho convinto il tuo ufficio legale. Visto che ti dovranno difendere loro e io sono solo un informatico, allora dai retta a loro così poi in causa chiameranno un tecnico come me che dirà queste cose a un giudice che poi magari ti darà torto, ma visto che la legge è lenta, forse ti potrebbe andare bene.

Se però il dubbio è tuo, ti chiedo solo di pensare alla dichiarazione come a quello che è. La dichiarazione è solo lo strumento che richiede/propone la legge a chi la deve pubblicare, e serve per prendere coscienza dello stato delle cose, dell’accessibilità del proprio sito e della propria app mobile. Perchè individua un responsabile che la deve “firmare” ed evita lo scaricabarile delle responsabilità. C’è un sito? Devi fare la dichiarazione, e ci devi scrivere un nome e un cognome. E chiunque firmi se ha un minimo di buon senso, prima di farlo andrà a vedere come stan le cose.

Ma non è trovare un responsabile l’obiettivo della dichiarazione, lo scopo è spingere a iniziare un processo di correzione, che sarà lungo e comprensibilmente passerà da contenuti inaccessibili che poi diventeranno accessibili. Questa è la consapevolezza di cui parlavo. E mentre stai intraprendendo il tuo ovvio cammino, le linee guida ti impongono di offrire un sistema per entrare in contatto con te nel caso di bisogno, in presenza di servizi o informazioni inaccessibili. Ascolto attivo, perchè quel sistema di feedback se non lo consideri, se non ascolti e rispondi, fa scattare poi tutto quel che segue: ispezioni, multe ecc.

In conclusione

Se hai un’alternativa semplice, scegli quella, non ti impelagare con l’onere e fai come consiglia AGID.

E soprattutto verifica il tuo sito e la tua app, scrivi una dichiarazione realistica, ovvero la parziale conformità e poi inizia subito a sistemare tutti gli errori a partire dai più gravi. E sistemare gli errori che impediscono l’accesso è proprio dare accessibilità secondo la definizione della legge, le linee guida sono solo una guida da seguire fin dove si può. E devi seguirle più che puoi, perchè non ti puoi trincerare dietro alla troppa complessità. L’onere sproporzionato è una coperta corta come hai letto e che ti fa escludere qualcuno, il che è ingiustificabile se con poco puoi farlo accedere. Mira alla conformità ma fai un piano di correzioni sostenibile, dove se correggere tutto non si può, e spesso è così, tralascia quello che non ha un vero impatto sugli utenti con una qualche disabilità. Se avrai seguito il percorso, quando qualcuno ti chiamerò in causa, potrai dimostrare di aver fatto il possibile e potrai sperare nella clemenza della corte e almeno di un tecnico di parte.

Se il tuo esperto non ti sa aiutare e dice solo “Conforrrme! Abbasso gli overlay! Conforrrme! Abbaso gli overlay!” senti qualcuno che vive nel mondo reale ed è più ragionevole. E poi coinvolgi i tuoi utenti anche con una qualche disabilità e instaura un dialogo con tutti, senza escludere nessuno, perchè ne hai più da guadagnare che da perdere.

--

--